I primi canti dell’umanità, fusione di suoni faringei inarticolati emessi sotto l’impeto delle passioni, possono essere stati nenie cullanti cantate anche su due sole note ripetute all’infinito, e canzoni di lavoro, brevi frasi ritmate accompagnanti il movimento fisico.
Le musiche del passato
I primi impulsi subiti dall’arte dei suoi si possono ricercare nella ripetizione, spontanea quando si voglia dare maggior intensità espressiva a frasi, parole, grida; nell’allitterazione, comune nella più antica arte magica che faceva uso di formule cadenzate su identici suoni consonantici e vocalici; nell’edonismo del suono, ossia nel puro piacere del senso all’udire un suono di per sé reiterato e ripetuto; nell’imitazione dei canti e dei gridi degli animali (specie degli uccelli).
Il primo strumento fu dunque la voce, mentre gli strumenti veri e propri, costruiti dall’uomo per imitare i suoni della natura, appaiono ben presto in tutte le categorie: a percussione (e sono i più numerosi poiché rispondono al bisogno di segnare il ritmo) costituiti da tronchi cavi su cui si battevano le mani e le armi da caccia, fino a giungere alla costruzione di tamburi con pelli tese; a fiato, verosimilmente suggeriti dal sibilare del vento e rappresentati da canne vuote portate al naso o alla bocca, da siringhe di Pan e da conchiglie (buccine); a corda, inventati arricchendo l’arco da caccia di ulteriori corde e appoggiandolo a una zucca vuota quale primitiva cassa di risonanza.
Canti selvaggi
Presso i popoli allo stato selvaggio si notano sensibilità e pratiche musicali varie, ora legate al più stretto cromatismo, tanto da conoscere solo il semitono e intervalli anche più piccoli, ora appoggiate al più puro diatonismo, sulla base di una scala di soli cinque suoni senza semitono (anemitonica pentafonale). In generale presso tutti questi primitivi non si trova alcuna via di sviluppo alla musica a causa delle ferree leggi che puniscono anche con la morte ogni tentativo di modificare i canti tradizionali e di comporne di nuovi.
Ogni occasione, ogni magia, ogni festa ha la sua melodia e queste canzoni o arie sono: di carattere guerresco o esaltativo, il vero canto selvaggio, il più antico e il meno artistico, grida e lamenti regolati dal ritmo, che ripetono all’infinito parole e suoni; di genere narrativo, quando adattano molte strofe a un solo periodo musicale; di tipo a ballo, ossia canzoni danzate, in cui si alternano due motivi. Le musiche antiche rappresentano un elemento fondamentale e una base importante per comprendere le evoluzioni della musica moderna e contemporanea.