La biblioteca è una raccolta di volumi non avente scopo commerciale, ma conservativo ad incremento della cultura e, come derivazione, il locale che tale raccolta contiene. Notizie di cronisti e suppellettili librarie, rinvenute in scavi archeologici, ci hanno permesso di documentare l’esistenza di biblioteca dell’antichità. Numerosi i ritrovamenti nella biblioteca fondata a Ninive da Assurbanipal (668-626 a. C.), della quale sono pure stati conservati i cataloghi. Cimeli egiziani sono pure venuti alla luce, come anche si hanno notizie di bibilioteche private dell’epoca greca, come quella di Aristotele. Di grande importanza le raccolte dell’epoca ellenistica.
La biblioteca d’Alessandria diede larghissimo impulso alla formazione della cultura ed arrivò a possedere, all’epoca di Cesare, ben 700.000 rotoli di papiri. Callimaco, che ne fu probabilmente il bibliotecario dal 260 al 240 a. C., ne compilò un catalogo in 120 libri. Pare sia stata distrutta a causa di un incendio appiccato da Cesare alle proprie navi (47 a. C.) e che ad essa si estese, ma fu poi ricostituita coi 200.000 rotoli della biblioteca di Pergamo che Antonio donò a Cleopatra.
Fu poi più volte incendiata; le ultime opere da essa possedute sarebbero state infine distrutte dal califfo Omar (641). La biblioteca di Pergamo, forse fondata da Eumene II (197-158 a. C.), ebbe pure grande importanza; scomparve quando Antonio, come abbiamo detto, ne donò le opere a Cleopatra. Anche altre città del periodo ellenistico (Rodi, Corinto, Dello, ecc.) possedevano biblioteche minori.
Le biblioteche romane
In Roma molte biblioteche sorsero col materiale asportato da paesi conquistati; tra le private si ricordano quelle di Lucullo e di Attico, mentre solo nel 39 a. C., da Asinio Pollione, fu aperta una pubblica biblioteca, cui segui quella ben più ampia di Augusto (28 a. C.). Altri imperatori lo imitarono, Tiberio, Vespasiano, Traiano, sino ad arrivare a ben 28 raccolte nella sola città; esse scomparvero, per incendi o per distruzione, durante l’epoca barbarica. In genere le B. dell’antichità erano formate da un’ampia sala nelle cui pareti si aprivano armadi a muro con-tenenti i rotoli a strati sovrapposti, identificabili dal titolo scritto su una striscia pendente all’esterno.
I papiri erano per lo più divisi per materia, ma in genere esisteva anche un catalogo generale che indicava probabilmente i singoli armadi. Con le invasioni barbariche la conservazione degli strumenti della cultura precedente restò affidata esclusivamente ai conventi che ereditarono parte del materiale romano e quei testi sacri che si erano già andati raccogliendo nelle biblioteche cristiane (tra le quali assai nota era già stata quella di Cesarea in Palettina, fondata nel sec. III). Esse erano formate da un limitato numero di volumi; solo la biblioteca imperiale di Costantinopoli continuava, per ricchezza di materiale, le tradizioni romane.
Di esse ricordiamo la Vaticana, quelle di Bobbio, Nonantola, S. Gallo, Reichenau, Clu-ny, Luxeuil, Corbie, nelle quali esistevano anche centri di copiatura che contribuirono non solo all’evolversi delle varie forme di scrittura (paleografica), ma anche al diffondersi dei testi sacri e dei loro commenti; per questa ragione genericamente simili sono i fondi di tutte le biblioteche medievali.