Il libro è un complesso di fogli, stampati o scritti, legati insieme a costituire un volume di determinato formato, munito di copertina e rilegato. Si distingue il libro a stampa ed il libro manoscritto (detto anche codice). Rispetto al suo spessore il libro si dice anche opuscolo quando non raggiunge le 100 pagine. Si distingue inoltre per i vari tipi di legatura. Diverse locuzioni infine distinguono il libro per il suo stato, il suo contenuto, il suo scopo, la sua origine, ecc. Per la schedatura e la conservazione dei libri nel mondo si usano le biblioteche.
Le più antiche materie scrittorie furono le pareti delle rupi e delle caverne, sulle quali l’uomo primitivo incise segni ideografici. Successivamente si scrisse su foglio (da qui il nome «foglio»), sulla parte interna della corteccia e sul legno interno dell’albero. Altre materie scrittorie dei popoli dell’antichità furono i mattoni, le tavolette e i cilindri d’argilla e di terracotta, i cocci di stoviglie graffiti (ostraka).
Le tavolette cerate, e soprattutto il papiro e la pergamena, diffuso il primo specialmente in Egitto ove, nel delta del Nilo, veniva coltivato il Cyperus papyrus, dal cui fusto tagliato in sottili strisce si traeva il foglio ove scrivere; la pergamena invece, secondo la tradizione largamente impiegata da Emanuele II di Pergamo (onde il nome) per sopperire all’importazione del papiro vietata da Tolomeo Filadelfo re d’Egitto, fu usata in tutto il mondo antico a partire dal sec. II a. C.
I fogli del libro antico
I fogli di papiro sui quali si scriveva in colonne, parallelamente alla larghezza, erano conservati arrotolati intorno ad un cilindro d’osso o di legno. Onde l’erroneo termine di expucitus per indicare un libro finito, vocabolo poi rimasto anche nei libri a stampa al termine dell’opera. Si scriveva generalmente su di una sola facciata (anopistografo), più raramente sulle due facciate (opistografo); il primo foglio era detto protocollo, l’ultimo escatocollo.
I libri su pergamena erano pure conservati arrotolati, ma più tardi anche in fogli ripiegati insieme e detti codices o caudices (secc. III-IV d.C.). La carta, inventata dai Cinesi nel sec. II d. C., fu usata in Occidente assai tardi, ma poi, per il suo minor costo, divenne la materia scrittoria più generalmente usata. Strumento scrittorio per papiro e pergamena fu il ealamus, canna temperata che veniva intinta nell’atramentum o encaustum (onde inchiostro). La penna d’oca, invece, fu introdotta solo nel sec. VI e rivoluzionò completamente il modo di scrivere i libri.